Abbiamo intervistato Francesco Di Bella, che ha recentemente pubblicato il suo nuovo cd. Un lavoro coraggioso, che parla d’amore oltre ogni retorica

Nell’accezione comune, il termine santità definisce solitamente una particolare condizione esistenziale di elezione, vista come punto d’arrivo di un cammino interiore e spirituale. Uno status che riguarda, metaforicamente, chi ha la capacità ascetica di astrarsi dalla realtà per assurgere a una nuova dimensione. L’amore è il mezzo attraverso cui si può tendere al raggiungimento della santità. Amore inteso come sentimento universale e nobile, che svuota l’animo di egoismo e lo riempie di affetto puro verso altre creature, verso il proprio luogo d’origine, verso la propria storia. Con Acqua santa Francesco Di Bella compie una piccola rivoluzione culturale. Le tracce che lo compongono non sono solo quelle di un disco, piuttosto le tappe di un viaggio che ha in sé una valenza rivoluzionaria. Il fattore comune, la lingua napoletana, lo identifica come un talismano beneaugurante, mai sterile e astratto, ma anzi un’entità fatta di carne e spirito insieme, che racconta la fatica e il sudore di un popolo abituato da sempre a vivere cercando di sfatare biechi luoghi comuni, ma storicamente capace di offrire la propria essenza di vitalità, fatta di nobiltà d’animo e coraggio, in un percorso quotidiano di splendore.

Francesco Di Bella ha fatto della sperimentazione una ragione di vita artistica. Nel suo percorso che dura ormai da trent’anni, tra avventure di gruppo (come dimenticare l’esperienza con i 24 Grana?) e soliste, non ha però mai rinnegato il napoletano, in uno spirito dove la coerenza ha saputo intrecciarsi con la qualità, senza che ciò diventasse un vincolo ma anzi ottenendone uno stimolo ulteriore nella crescita musicale. Il 2025 si è aperto con Acqua santa, otto episodi nei quali Di Bella riesce a confezionare uno scrigno che suona intimo ed essenziale, affidato a pochi e semplici strumenti (piano verticale, rhodes, sax, archi) che sanno porsi nella giusta dimensione rispetto alla voce. Il disco, prodotto da Marco Giudici, si avvale delle partecipazioni di Colapesce (che duetta con Di Bella in Stella che brucia) e Alice, dei Thru Collected, che compare in Che ‘a fa?, primo singolo estratto dal disco.

Abbiamo rivolto alcune domande a Francesco Di Bella.

Francesco, iniziamo dal titolo. “Acqua santa” sembra quasi un’invocazione, una preghiera laica, una richiesta d’aiuto. E’ così?
Si, esattamente, è un canto che prende spunto dalle “fronne” a carattere religioso, canti devozionali originari della Campania.

Anche questo disco è inevitabilmente legato alle tue origini. Napoli non emerge solo grazie alla lingua, ma anche ai testi che descrivono ciò che vedi e respiri. “Je nun cagnasse niente”, canti in “Senza parlà”, Cosa è cambiato in te e in Napoli dai tempi di “Nuova Gianturco”, tua prima esperienza solista?
Potremmo descrivere cambiamenti superficiali ma la natura dei luoghi e delle persone rimane la stessa. Napoli si specchia nella sua celebrità e trascura i suoi figli più bisognosi. In Nuova Gianturco davo le spalle al mare e guardavo la periferia per lanciare un ennesimo segnale di allarme. Io rimango fedele a me stesso e al mio ruolo di narratore di una città nascosta.

Rispetto ai lavori precedenti, noto una minore attenzione ai temi politico-sociali. E’ un disco più intimista dei precedenti?
In realtà i valori che intende promuovere il disco sono quelli della carità e dell’altruismo che sono alla base di un cambiamento sociale. Finché saranno visti come “valori deboli” ci sarà solo egoismo e sopraffazione. Per questo io lo intendo come disco politico ossia dove si ha il coraggio di dire la verità senza paura di risultare retorici.

In Mmiez ‘a via si percepisce un gusto malinconico per il ricordo. Ti capita spesso di avere nostalgia per il passato?
La nostalgia è sempre forte quando hai vissuto nel modo in cui volevi, la strada che hai percorso è ricca di bei ricordi che possono essere un carburante per il futuro.

Menammo ‘e mmane sembra voglia essere un invito a darsi da fare, a non crogiolarsi nella propria apatia. A volte noi meridionali veniamo percepiti come amanti di un certo immobilismo, ma la storia ci dice che Napoli è stata la prima città italiana a ribellarsi ai nazisti. Credi che Napoli possa tornare ad essere motore culturale del nostro paese e cuore pulsante dell’arte mediterranea?
Napoli è una città che si è sempre data da fare, i meridionali non sono pigri. Menamme ‘e mmane e’ un modo di dire bellissimo che esprime tutta la voglia di fare e resistere alle difficoltà, per questo mi ha ispirato.

Una sambuca per coprire il gusto di un caffè bruciato“: Tutta Napoli è così, non ti dice la verità, canti in Che ‘a fa?. Una bugia a volte serve a nascondere quello che non vogliamo ammettere. A volte però in amore si preferisce raccontare bugie per paura di svelare a se stessi un’amara verità. La musica racconta la fantasia di una bugia o rivela la tristezza di una verità?
Nella canzone si chiede di essere sinceri, non si accetta la bugia e la verità e l’unico modo per continuare in una relazione, anche in un contesto difficile. In questo caso Napoli è una città piena di contraddizioni.

Anche in questo disco ci sono collaborazioni con altri artisti come Colapesce e Alice. Che rapporti hai con i tuoi colleghi?
Penso che gli artisti bravi possano aggiungere tanto alla mia musica.

Com’è cambiato il tuo modo di fare musica in trent’anni e cosa percepisci nella musica italiana che sembra troppo spesso preda dell’autotune?
Il mio modo di fare musica si è evoluto e si è arricchito di tanta esperienza. Riguardo alla musica italiana attuale ci sono tante cose bellissime e proprio la mia curiosità verso le nuove scene mi ha fatto conoscere Marco Giudici che ha prodotto il disco. Riguardo all’autotune, purtroppo si usa tanto anche in maniera nascosta, i trapper in questo sono più onesti. Comunque preferisco le voci più naturali.

Ci vuoi anticipare qualcosa del tour con cui farai conoscere il disco? Cosa prevede la scaletta dei concerti?
La scaletta prevede tutto il nuovo album e un po’ di brani dai dischi precedenti e qualcosa di molto lontano. La band con cui suono mi piace tantissimo e abbiamo lavorato divertendoci ai pezzi vecchi e nuovi.

Francesco Di Bella, ACQUA SANTA, La Canzonetta Record, 2025.

Di Luigi Caputo

Idealista e visionario, ama l'arte come la vita, con disincanto, sogno e poesia...