All’inizio furono le note di Ode to my family, ballad malinconica e facilissima da rifare alla chitarra. Era la fine del 1994, e, dopo gli U2, una nuova presenza irlandese era pronta a conquistarmi. Fu amore musicale a prima vista, per un disco, No need to argue, destinato ad accompagnare quei pomeriggi del post-laurea in cui il futuro sembrava una scoperta quotidiana. Per molti i Cranberries erano soprattutto quelli di Zombie, forte pezzo di denuncia che apriva uno squarcio sul dolore del conflitto in Irlanda. Jonathan Ball e Tim Perry, si chiamavano così le povere anime uccise a Warrington per un attentato alla vigilia di primavera del 1993. Andava in scena la guerra, quella che cancella sogni e speranze, e a noi innamorati di San Patrizio e della Guinnes sembrava assurdo che ci si potesse uccidere per motivi religiosi. Eppure, al di là del mare, c’era un’altra guerra senza arrivare a Belfast: poche miglia più in là, Sarajevo continuava a sanguinare, e con lei, le illusioni di un’Europa che faceva finta di non sapere e che, ipocrita complice, si girava impotente dall’altra parte.

Per molti i Cranberries erano quelli di Zombie. Per me, invece, c’era quella voce languida e dolcissima, quella di Dolores ‘o Riordan, capace di sussurrare parole d’amore come nessuna cantante al mondo. Se riascolto oggi, dopo oltre vent’anni, Twenty one o Dreaming my dreams, scopro di riconoscere a memoria ogni nota, ogni accordo, ogni variazione di quella voce sempre troppo delicata, espressione di una personalità forse troppo fragile, troppo debole. Una voce però capace di cantare la propria disperazione di madre coraggio (ricordate il video di Animal instinct? Quante volte l’ho suonata alla chitarra…) o di meravigliarsi davanti a ciò che potesse regalare la vita (Just my imagination), in una girandola di emozioni lunga come una notte senza fine, o di cantare l’amore come estrema declinazione della propria tenerezza (Apple of my eye). Sei stata una stella, Dolores, una stella che, grazie alla tua voce senza tempo, brillerà per sempre sussurrando i sentimenti più dolci.

 

Di Luigi Caputo

Idealista e visionario, ama l'arte come la vita, con disincanto, sogno e poesia...