NoteVerticali.it_BenjaminClementine_AtLeastForNowBenjamin Clementine è la potenza trasformata in urlo comunicante il soul della disperazione. Anima gospel tempratasi nella sozzura delle strade e dei metrò. Partendo dalla musica classica, in particolare da Erik Satie, e ammirando Lucio Dalla, il 26enne cantautore londinese, cresciuto in fretta dal punto di vista musicale a Parigi, dispiega un cantato istintivo dove le pulsioni emotive sono preponderanti e fungono da vere e proprie scosse d’intelligente armonia vocale.

Qualcosa si muove in maniera profetica fra le canzoni del suo disco d’esordio “At Least For Now”, composto da 11 brani. Un saliscendi d’illuminanti emozioni sprigionate da un canto che si fa esso stesso strumento aggiuntivo rivelante tutto un mondo. Emozioni stupende che vanno dall’iniziale compendio del suo stile “Winston Churchill’s Boy” all’ariosa “London, dall’incedente “Adios (che cambia stile e tono con sorprendente mesomeria) al soul più radiofonico di “Nemesis, dalla densa e voluminosa atmosfera di “Condolence” all’anima del disco espressa col cuore nella straordinaria “Cornerstone“, fino al finale compimento della più classica “Gone” (che vagamente ricorda il miglior Chet Baker).

NoteVerticali.it_BenjaminClementine_1Clementine non nasconde i suoi trascorsi nella bambagia della timidezza che lo espone, ora, ad un cantato nervoso e apparentemente assorto che come una cascata di note al di sotto delle sue lunghe dita sconfinano lungo quel pianoforte, strumento centrale nella produzione complessiva di questo suo esordio che ha già un posto dorato nella storia della musica.

BENJAMIN CLEMENTINE – LONDON

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