Ripercorriamo le tappe discografiche più importanti della carriera del cantautore romano idolo di più generazioni

Quanta acqua sotto i ponti è passata da quel 16 maggio 1951 a Montesacro, quando per Claudio Baglionitutto cominciava“. Ai ragazzi di oggi forse il suo nome dirà poco, eppure sono in molti tra i loro genitori e nonni che hanno avuto le sue canzoni come colonna sonora della propria vita, a rappresentare i giorni più belli, come recita quello che ad oggi resta uno degli ultimi successi di un artista popolare come nessuno in Italia. Nell’immaginario collettivo di più generazioni, Claudio Baglioni resta e resterà, probabilmente, come il cantante intimista, quello delle prime cotte adolescenziali, della maglietta fina di “Questo piccolo grande amore“, dei baci languidi sulla spiaggia di “E tu“, delle speranze e delle delusioni di “Sabato pomeriggio“. L’artista mieloso da ascoltare con pudore e di nascosto per evitare di esser presi in giro, disimpegnato per la politicizzazione a tutti i costi di certa cultura malata degli anni Settanta, cantante per adolescenti, superficiale, triste. Eppure Claudio Baglioni è stato ed è anche e soprattutto altro. Lo ha dimostrato nel tempo, con una crescita artistica che non ha forse pari tra i suoi colleghi, sdoganandosi dalla leggerezza degli inizi e librando da più di trent’anni verso un lirismo che si accompagna alla maturità e si interroga sul senso dell’esistenza e sulle sue contraddizioni. Artista dalla voce splendida, se negli anni ha forse inevitabilmente perso la freschezza delle intuizioni compositive del passato, ha però acquisito, da perfezionista maniacale qual è, un livello di qualità inarrivabile per le performance dal vivo: da quattro decenni i suoi concerti sono veri e propri eventi musicali che meritano di essere vissuti, almeno una volta nella vita. Ne citiamo uno su tutti: 6 giugno 1998 allo Stadio Olimpico di Roma, 80mila spettatori. Eccellente nel management, ha dimostrato qualità anche nella direzione artistica di eventi di spettacolo: se tutti ricordano le due edizioni (2018 e 2019) del Festival di Sanremo, da segnalare anche la rassegna ‘O Scia che ha portato a Lampedusa le migliori voci del panorama musicale italiano e internazionale. Insomma, Claudio Baglioni è stato ed è un artista a tutto tondo, una vera icona popolare, un monumento musicale che merita di essere omaggiato con l’inchino riservato ai grandi. Qui di seguito vogliamo ripercorrere quelli che a nostro parere sono i migliori prodotti della sua discografia. A voi la lettura!

OLTRE (1990): Tormento ed estasi per il lavoro della piena maturità, pubblicato dopo momenti di crisi sia artistica che personale, che passano dai beceri fischi subiti a Torino al concerto di Amnesty International per i diritti umani nel settembre 1988 e soprattutto dalla separazione dalla moglie e musa Paola Massari. Il risultato, dopo oltre due anni di attesa, supera di gran lunga le aspettative con notevoli apprezzamenti dalla critica, oltre che dal pubblico. Nell’intervista di presentazione del disco a Maurizio Costanzo, pochi giorni prima dell’uscita del disco e pochi giorni dopo un gravissimo incidente automobilistico, la tv restituisce un Baglioni diverso, più maturo ma anche più segnato dalla vita. Un artista che sembra essere tutt’uno con il disco, in venti brani che affrontano il tema della crescita personale del suo alter ego Cucaio, passando da spunti di denuncia sociale (“Naso di falco“, “Tieniamente“, “Noi no“, “Le mani e l’anima“) a ritratti intimi e privati (“Dagli il via“, Io dal mare“, “Stelle di stelle“, “Signora delle ore scure“, “Acqua dalla luna“, “Tamburi lontani“, “Pace“) a esplosioni di divertissment puro (“Navigando“, “Io lui e la cana femmina“) con critiche non troppo velate al mondo del gossip (“Dov’è? Dov’è?“). L’album, che vanta collaborazioni di altissimo livello (da Pino Daniele a Mia Martini, a Paco de Lucía, Youssou N’Dour, Tony Levin, Manu Katché) rappresenta una svolta anche a livello musicale, con suoni etnici che rimandano alla world music di Peter Gabriel. Il lavoro include la hit “Mille giorni di te e di me“, struggente ricordo di un rapporto ormai finito, diventata negli anni un classico da karaoke e (chissà perché) da matrimonio.

Canzone da riscoprire:La piana dei cavalli bradi“.

 

 

LA VITA E’ ADESSO (il sogno è sempre, 1985): Il disco della consacrazione, quello che insieme a “Strada facendo” viene percepito come l’album baglioniano per eccellenza. Registrato ancora in Inghilterra, anche negli studi di Abbey Road, è un concept album che racconta le giornate di un giovane adulto alle prese con sogni e speranze, immagini in cui in tantissimi si riconoscono. E ancora una volta un brano trainante, quello che dà il titolo al disco, pieno di speranza e di fiducia verso il futuro: “E non lasciare andare un giorno per ritrovar te stesso, figlio di un cielo così bello, perché la vita è adesso“. Baglioni è ancora quello che canta gli amori di mare e gli amori di neve (“Amori in corso” è un manifesto generazionale), ma è soprattutto quello che va sempre più alla ricerca di suoni e parole non battute, dal mattino di “Un nuovo giorno o un giorno nuovo” al congedo notturno di “Notte di note, note di notte“. Emblematica “Uomini persi“, che affronta il terrorismo e la droga con allegorie da favola. Il disco vende quasi quattro milioni di copie e a distanza di anni continua ad essere l’album più venduto della discografia italiana.

Canzone da riscoprire:Tutto il calcio minuto per minuto“.

 

 

STRADA FACENDO (1981): Dopo l’involuzione artistica di “E tu come stai?“, di tre anni prima, con rimandi eccessivi alla mielosità del passato, nel 1981 Baglioni, ad appena trent’anni, alza ancora l’asticella della qualità. Lo fa grazie a canzoni di livello e a una produzione internazionale con cuore a Londra guidata da un certo Geoff Westley che pur marchiando a fuoco i suoni con il tag degli anni 80, lo asciuga da eccessive ridondanze e lo rende un capolavoro. Resta tale anche a distanza di quarant’anni, grazie alla musica e al coraggio di vibrare verso registri in cui alla canzone sentimentale che lo aveva reso famosissimo ma che lo avrebbe etichettato per sempre si accompagnano corde orientate al sociale. E così, oltre a hit che resteranno e che sono tuttora nella scaletta dei suoi concerti, come la celebre title-track con un fortissimo messaggio di speranza e uno degli inizi più belli di sempre (“Io e i miei occhi scuri siamo diventati grandi insieme“) e “Via“, sono forti gli echi di canzone d’autore in brani come “Ragazze dell’est” e “I vecchi“, che parlano un verbo quasi gozzaniano, tracciando il ritratto amaro e disincantato di visi e volti dimenticati. Figlio (riuscitissimo) di questo disco è senz’altro “Avrai“, che Baglioni pubblica nel 1982 come singolo per festeggiare la nascita di suo figlio Giovanni: una canzone immensa, piena di vita e d’amore.

Canzone da riscoprire:Fotografie“.

 

 

IO SONO QUI (1995): Dopo l’ubriacatura dai concerti che lo consacrano sul trono degli artisti italiani per numero di spettatori e vendite di dischi live, Baglioni torna in sala di registrazione e nel settembre 1995 sforna questo lavoro che si compone di ben diciotto tracce. Un’ora e tredici minuti di musica che spazia dal pop puro e adrenalinico della title-track e di “Bolero” alle suggestioni latineggianti de “Le vie dei colori“, dall’intimismo-pessimismo di “Fammi andar via”  al romanticismo di “Reginella” e alla ironica denuncia sociale di “VOT“. Capelli brizzolati, aria più sbarazzina e leggera, l’artista Baglioni appare più sereno. Non dirada le sue partecipazioni in televisione, dove debutterà presto nella insolita veste di conduttore insieme a Fabio Fazio (“Anima mia“, trasmissione amarcord, è del 1997) e torna a conquistare gli stadi italiani dopo una serie di concerti a sorpresa per i quartieri di Roma.

Canzone da riscoprire:Acqua nell’acqua“.

 

VIAGGIATORE SULLA CODA DEL TEMPO (1999): Un Baglioni futuristico che saluta il Novecento e si proietta nel Duemila, con un disco ancora una volta ambizioso e ricco, che chiude la trilogia del tempo, iniziata con “Oltre” e proseguita con “Io sono qui“. Dodici brani, dalla hit “Cuore di aliante” che impazza nelle radio (la mano di Corrado Rustici alla produzione si sente eccome) a episodi più intimistici come “Opere e omissioni” e “A Clà“, passando per brani più leggeri come “Stai su” e “Caravan” e il tocco di world music in “Un mondo a forma di te” che riporta alla mente il gioco della guerra, vera piaga del mondo. Un lavoro intenso e moderno, che suonerebbe attuale anche adesso, e che fa da apripista a una nuova acclamata tournée per gli stadi.

Canzone da riscoprire:A domani“.

 

 

 

 

SOLO (1977): il suo miglior disco degli anni Settanta, che segna la fine del rapporto artistico con il produttore Antonio Coggio, e l’inizio di una maturità compositiva. Dalla malinconica e suggestiva “Gagarin” alla piccola perla “Puoi?“, dieci ritratti di solitudine che spaziano dall’astronauta russo al tassista brasiliano di “Nel sole, nel sale, nel sud“, agli echi di messa beat in “Gesù caro fratello“, incisa già da Mia Martini cinque anni prima. Un disco che all’epoca spiazzò non poco chi era abituato al Baglioni della maglietta fina e degli amori adolescenziali, ma che oggi, sia pure con qualche evidente ingenuità negli arrangiamenti che occhieggiano troppo al musical, resta un disco più che apprezzabile.

Canzone da riscoprire:Nel sole, nel sale, nel sud“.

Sito ufficiale: www.baglioni.it.

 

 

 

 

Di Luigi Caputo

Idealista e visionario, forse un pazzo, forse un poeta, ama l'arte come la vita, con disincanto, sogno e poesia...

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