Irrequietezza e fatica nella storia che fa da sfondo al nuovo romanzo della scrittrice francese

È di recente uscita l’ultima opera della scrittrice francese Maylis de Kerangal. È contemporanea la storia che vede la protagonista Paula, ventenne appena diplomata in pittura, muoversi nell’eterno mondo dell’arte sia insieme agli altri due coprotagonisti sia individualmente. In realtà, la vita di Paula è sempre individuale anche quando colta in qualche sprazzo della sua casa nativa, con dei genitori tradizionali e presenti in netto contrasto rispetto alla sua irrequietezza che la porta a cercare studio e lavoro, oltre che se stessa, lontano dai luoghi natali.

C’è molta fatica tra le righe del romanzo: una fatica che si avverte nella narrazione degli studi, più pratici che teorici, svolti in soli sei mesi lontano dal proprio paese; una fatica che creano gli stessi protagonisti immersi nella vita sregolata, spingendosi oltre le loro forze ma riuscendo alla fine a ottenere il diploma inseguito. C’è tanta altra fatica che li attende, al di là di questo traguardo, fatta anche di separazioni, di strappi ai legami nati fra loro; c’è una sorta di competizione nel raccontarsi in seguito i contratti firmati, i nuovi lavori svolti, i risultati ottenuti. A prezzo di rimettersi in gioco ogni volta, Paula fra Mosca e Roma, per poi convergere di nuovo a Parigi, fulcro che attira sempre tutti e tre.

Ma che si tratti della narrazione – che non segue l’ordine cronologico – della loro formazione professionale e umana, oppure della narrazione dei vari periodi presso i cantieri dei maggiori centri europei, la vera protagonista accanto a Paula è l’arte.

In un romanzo in cui i dialoghi non spezzano il dettagliato resoconto artistico, che spesso indugia sulla tecnica, rivela particolari di solito noti ai soli addetti ai lavori; che non spezzano e nemmeno si delineano per far prendere voce ai personaggi durante i loro numerosi momenti di interazione. Ma che restano sempre indiretti, in modo tale che l’arte vede il suo flusso arrestarsi mai.

Perché il romanzo sembra voler essere, e fare, un omaggio alla pittura, in tal caso, ma all’arte in modo particolare.  Infatti, il mondo cinematografico viene spesso citato e reso partecipe tanto quanto quello teatrale. Non solo perché è in questo ambiente che Paula, forse, deve necessariamente muoversi e lavorare.  Ma anche perché il racconto del cantiere teatrale di Anna Karenina, in cui la ragazza si troverà a lavorare per un periodo, è un modo per dare in questo romanzo “delle arti”, un posto alla letteratura, a un’ulteriore forma artistica.

Paula si muove nella Parigi, e nell’Europa, contemporanea con uno scarto di soli dieci anni rispetto ai giorni nostri. Ma le atmosfere che vengono rese appartengono a ciascun contesto raccontato, all’epoca portata in sé. E la cornice artistica del romanzo stesso è data dallo scandire le stagioni, e gli anni, tramite brevi frasi che catturano ciascuna la rispettiva atmosfera, per riprodurla in immagini poetiche fatte solo di poche parole.

Maylis de Kerangal, Un mondo a portata di mano, 224 pag, Feltrinelli, 2020.

 

Di Tiziana Cappellini

Ha scelto di approfondire le materie che ama da sempre conseguendo una laurea in Lettere Moderne. Che in terra brianzola è di per sé una sfida. Ma specializzandosi in Storia del Teatro Inglese e Cinema è quasi incoscienza. Tuttavia, unendo lavoro pratico a collaborazioni artistiche, da anni si occupa di recensioni culturali e anche di editoria.