L’arte non ha i capelli bianchi, come la guerra. Non invecchiano mai, sono entrambe attuali e moderne, nell’illogica del bello e del gusto, da un lato, e in quella dell’orrore e della violenza, dall’altro. Arte e guerra si fondono nell’Eneide, poema epico per eccellenza, portato a nuova vita già nel 1983, in un adattamento teatrale suggestivo e rivoluzionario, ricco di laser verdi e tappeti rullanti, grazie all’intuizione e alla creatività di Giancarlo Cauteruccio di Teatro Studio Krypton e alle musiche di una giovane band fiorentina, nata a via de’ Bardi e dal nome allora quasi impronunciabile, Litfiba. Quello spettacolo rappresentò un caso teatrale straordinario per l’epoca, finendo per approdare, nell’autunno 1984, al Teatro La Mama di New York. I casi della vita riportano in giro, a distanza di più di un trentennio, l’Eneide di Krypton, che rinasce grazie a un rinnovato entusiasmo e alla determinazione di chi, giustamente, ritiene che i capelli bianchi non siano incompatibili con l’arte e con la voglia di confrontarsi con il passato. Abbiamo avuto il piacere di assistere alla rappresentazione di Eneide di Krypton – Un nuovo canto approdata sulle rive del Crati grazie alla programmazione del Progetto More di Scena Verticale, al Teatro Morelli di Cosenza.
Sul palco, la presenza di Antonio Aiazzi, Francesco Magnelli e Gianni Maroccolo (sotto il brand Beau Geste) suscita già l’emozione dell’anima rock dello spettatore. Le loro musiche animano la voce narrante, che trent’anni fa era di Piero Pelù e che stavolta è affidata a Cauteruccio, sempre più deus ex machina, che irrompe sul palco vestito da guerriero e poi prosegue la rappresentazione in abiti più modesti (maglietta e pantalone) che, c’è da dirlo, tolgono epicità alla narrazione. Gli effetti speciali sono strabilianti, certamente inattesi per la platea del Morelli. Prima ne “La tempesta“, poi in “Approdo sulle coste della Libia” restiamo incantati dalle declinazioni d’azzurro che ci fanno immergere in un mare virtuale, quello della costa libica alla quale approda Enea con le sette navi superstiti della sua flotta. La resa non può essere quella del 3D, certo, ma l’effetto è spiazzante, e fa comprendere ancora una volta quanto il teatro, che deve alle idee e alla fantasia i sostegni che non può raggiungere altrimenti, sia ragione di un mondo penalizzato ma molto più stimolante rispetto al suo cugino più blasonato e fortunato, il cinema. Se a questo aggiungiamo che il riallestimento di quest’opera è stato possibile grazie anche al crowdfunding, appare chiaro quanto sia utile il ruolo della Rete come volano culturale indipendente e libero. Nella parabola dell’eroe omerico, fuggiasco dalla sua patria in fiamme, Troia, e profugo alla ricerca di un lido su cui dar vita a una nuova esistenza, sono inevitabili i rimandi all’oggi, a quel Mediterraneo da cui ancora una volta arrivano segnali di disperazione e orrore.
Il rock anni ’80 dei tre ragazzi di via de’ Bardi scorre intenso e tumultuoso, a caratterizzare le scene di battaglia, nelle quali l’impeto eroico, che risente ovviamente della ridondanza tipica del poema epico, disegna parabole di grandezza, offrendo allo spettatore l’immagine degli uomini burattini in mano al gioco beffardo degli dei, che assistono alla rappresentazione di creature private dal dono dell’immortalità come figlia di un copione già scritto. Sembra di assistere a un videogame, ed è questa la bellezza di uno spettacolo che non ha tempo, come l’arte, appunto. Delicati e struggenti gli interventi in voce di Ginevra Di Marco, che rappresentando Didone e il suo dramma ne “L’incontro d’amore” ci offre quadri di pura poesia, suggellati dall’introduzione della fisarmomica e dai giochi di luce proiettati sullo schermo che irradiano fantasie cromatiche ricche di notevole intensità. Inevitabile, a questi lidi, il confronto con altre opere teatrali in stile post-moderno: pensiamo al Telesio di Franco Battiato, visto nel 2011, e a quanto l’Eneide di Krypton avrebbe potuto fare ancora di più se avesse ottenuto gli stessi finanziamenti disposti per l’opera del maestro catanese. Considerazioni personali che durano il tempo di un attimo, ma che reputiamo più che doverose trascrivere.
L’opera termina in modo suggestivo: dopo mille peripezie, Enea approda finalmente a destinazione. Il Lazio diventa la sua nuova terra, e da qui nascerà una nuova progenie. C’è quindi un senso di identità che traspare dal lavoro, unita alla multiculturalità del messaggio che, grazie all’Eneide di Krypton, diventa anche multiculturalità del messaggio. Dalla poesia del libro a quella della rappresentazione teatrale e della sperimentazione tecnologica, le forme comunicative quindi si moltiplicano. E per questo non possiamo che apprezzare, oggi come ieri, gli sforzi di Cauteruccio, Aiazzi, Maroccolo e Magnelli, e la volontà di Scena Verticale nell’aver voluto includere lo spettacolo nel calendario del Progetto More.
ENEIDE DI KRYPTON – La battaglia (Cosenza, Teatro Morelli, 13 marzo 2015)
(Crediti foto: per la prima, Guido Mencari (www.gmencari.com); per le altre, Angelo Maggio per Progetto More. Si ringrazia per la gentile concessione.)
Idealista e visionario, ama l’arte come la vita, con disincanto, sogno e poesia…