Massimo Ghini e Paola Tiziana Cruciani nell’adattamento teatrale di un classico della commedia all’italiana, per la regia di Ennio Coltorti, al debutto in prima nazionale al Rendano di Cosenza
Siamo in pieno boom economico. Ad appena tre lustri dalla fine della guerra, l’Italia vive il periodo più florido del suo primo secolo di esistenza. E’ l’epoca del boom, in cui ogni idea sembra avere diritto di cittadinanza nel mondo imprenditoriale. Delle proprie è estremamente convinto il commendatore Alberto Nardi, giovane industriale romano, che ha dalla sua la bella presenza ma non certo l’acume per gli affari. Ha sposato, e non per ragioni meramente sentimentali, la ricca Elvira Almiraghi, donna d’affari milanese di successo, la cui spregiudicatezza le ha permesso di imporsi in un mondo a fortissima prevalenza maschile. La coppia vive a Milano e Alberto soffre la condizione di sudditanza rispetto alla consorte, che si manifesta anche negli affari. I disastri imprenditoriali del coniuge, perennemente assediato dai creditori, sono stati finora colmati per quanto possibile dalla sussistenza di Elvira. Ma da quando Alberto si è incaponito in una nuova impresa fallimentare, un’azienda che produce ascensori, la moglie ha deciso di tagliargli le riserve. Anzi, lo vessa in modo abile e beffardo, prestando indirettamente denaro al marito a tassi usurai tramite un intermediario, il commendatore Lambertoni. Alberto si lascia condurre dalla presunzione di essere un imprenditore geniale ma sfortunato, e si consola, per come può, con la giovane Gioia. Finché, dopo l’ennesima umiliazione subita e per un fortuito scherzo del destino, scatta in lui il desiderio di sopprimere l’odiata consorte.
Nel mondo dello spettacolo c’è una regola non scritta che in molti però hanno acquisito come comandamento. Questa regola recita più o meno così: quando ti propongono di confrontarti con un mito, cambia strada. Se si pensa al rifacimento di un film di successo, per definizione inavvicinabile non tanto per la storia in sé ma per la magica alchimia dei protagonisti, assolutamente non replicabile, il rischio che si corre è davvero grosso. Ennio Coltorti e Gianni Clementi devono essere artisticamente molto coraggiosi se hanno deciso di cimentarsi nell’adattamento teatrale de “Il vedovo”, celeberrima commedia diretta al cinema da Dino Risi con Alberto Sordi e Franca Valeri coppia artistica perfetta. Un film, quello del 1959, che chi scrive conosce praticamente a memoria, e dove battute, espressioni e tempi comici dei protagonisti appartengono all’olimpo della commedia all’italiana. L’adattamento teatrale con Massimo Ghini e Paola Tiziana Cruciani per la regia di Ennio Coltorti, che ha debuttato in prima nazionale al Teatro Rendano di Cosenza sabato 1 e domenica 2 febbraio 2025 nell’ambito della rassegna “L’Altro Teatro” ideata da Giuseppe Citrigno e Gianluigi Fabiano, è uno spettacolo tutto sommato piacevole. Toni da commedia leggera, battute che fanno sorridere e un cast di prim’ordine, in cui Ghini e Cruciani danno certamente il meglio di sé sollecitando applausi a scena aperta. Resta il sapore leggermente malinconico di qualcosa di già sentito. Rivedibile probabilmente la scelta stilistica di non attualizzare l’opera, come invece aveva fatto il remake del 2013 Aspirante vedovo, diretto da Massimo Venier e interpretato da Fabio De Luigi e Luciana Littizzetto. Toni e atmosfere anni ‘50 sembrano accentuare la staticità dei tempi di una commedia la cui modernità avrebbe potuto costituire un ottimo spunto per dare brio alle vicende di Elvira e Alberto, che invece restano ancorati a un mondo che non c’è più. La variazione sul tema è invece affidata alla scelta di caratterizzare la protagonista femminile, che nella versione originale di Franca Valeri si distingueva per stile, sobrietà e impeccabile humour britannico, con una cadenza romana che accentua gli errori di grammatica per provare a catturare le risate del pubblico. Peccato che questo trasformi Elvira/Cruciani in una brutta copia di Elide Catenacci, la sfortunata moglie di Gianni Perego (Vittorio Gassman) interpretata da Giovanna Ralli in “C’eravamo tanto amati” di Ettore Scola. Elucubrazioni troppo spinte da parte di un nostalgico dei pilastri della commedia all’italiana? Probabilmente. Il pubblico cosentino ha comunque gradito, e ha salutato gli attori (nel cast anche Giuseppe Gandini, Leonardo Ghini, Irene Girotti, Diego Sebastian Misasi, Tony Rucco e Tomaso Thellung) con un meritato applauso al calar del sipario. Meglio così. Viva il teatro.
IL VEDOVOcon Massimo Ghini e Paola Tiziana Cruciani
regia di Ennio Coltorti
dal film di Dino Risi
adattamento di Ennio Coltorti e Gianni Clementi
e con
Giuseppe Gandini
Leonardo Ghini
Irene Girotti
Diego Sebastian Misasi
Tony Rucco
Tomaso Thellung
Scene Andrea Bianchi
Costumi Annalisa Di Piero
Musiche Davide Cavuti
Aiuto Scenografo Massimiliano Vasta
Assistente alla regia Erica Intoppa
Produzione esecutiva Enzo Gentile
Idealista e visionario, ama l’arte come la vita, con disincanto, sogno e poesia…