La cantautrice catanese fa tappa a Roma nel concerto in cui presenta le canzoni del nuovo album

NoteVerticali.it_Levante_TeatroQuirinetta_Roma_4Torna in concerto nella Capitale, con un sold out al teatro Quirinetta, la cantautrice catanese Claudia Lagona, in arte Levante. L’atmosfera vintage del Quirinetta, da poco tornato alle origini riscoprendo il concetto di caffè concerto con cui era nato negli anni ’20, risalta l’anima romantica e un po’ nostalgica dell’Abbi Cura di Te Tour.

Levante sale sul palco avvolta da un vestito a fiori e il pubblico, davvero eterogeneo, esplode: la cantante incredula guarda i suoi musicisti, stenta a credere a tanto calore, ma l’emozione lascia presto il posto alla forza e all’entusiasmo, le canzoni si susseguono e Claudia comincia a scatenarsi sul palco, sprigionando tutta la sua energia. Non mancano però i momenti “intimi”: “quando ho scritto questa canzone ero convinta che non sarebbe piaciuta a nessuno, e invece…” e come non riconoscersi nel suo inno alla vita “Mi amo”?

NoteVerticali.it_Levante_TeatroQuirinetta_Roma_5La voce è quella di sempre, grintosa ma allo steso tempo soave e, grazie anche ai mille virtuosismi, arriva fino al cuore. La cantautrice, torinese d’adozione, è schietta e sincera sul palco ed entusiasma il pubblico anche grazie alla sua semplicità: è vera quando con occhi lucidi lo ringrazia del forte affetto, è vera quando saltellando gioca con i suoi bravissimi musicisti, è vera quando con nostalgia ricorda un concerto ad Ariccia con la sua prima chitarra acustica, ma soprattutto è vera quando con voce tremante e spezzata dall’emozione canta “Finché morte non ci separi”, il brano che ha dedicato alla madre e che racconta la storia d’amore dei suoi genitori.

Levante va dietro le quinte e alcuni ragazzi in prima fila cominciano a battere le mani a tempo, richiedendo il brano che ha fatto conoscere la cantautrice ricercata al grande pubblico: parte quindi “Alfonso”, l’atmosfera spensierata si diffonde, tutti cominciano a cantare e con il cellulare in mano immortalano la “festa”.

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