“Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria! Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché la lettura è una immortalità all’indietro“. Lo ha scritto Umberto Eco, e crediamo non ci siano modi migliori di questo per descrivere il piacere della lettura. Una magia senza tempo, che non conosce limiti né barriere geografiche, e che arricchisce inevitabilmente chi ha il piacere di imbattersi in pagine ingiallite o che profumano di ‘fresco di stampa’. Nell’estate sonnacchiosa che invita alle vacanze, Cosenza vive giornate frizzanti all’insegna della cultura, grazie a Rossella Piccinno, fotografa e documentarista molto apprezzata in Italia e all’estero. Rossella, tra gli artisti ospitati per il progetto di residenza ai Bocs Art presso il Lungofiume di Cosenza, iniziativa promossa dall’amministrazione comunale del capoluogo bruzio, ha avuto un’idea semplice e geniale allo stesso tempo. Si è inventata gli ‘Happenings domestici di lettura aleatoria‘ chiamando a raccolta i cosentini appassionati di libri e letteratura. Un’iniziativa inedita, che Cosenza ha ospitato nel suo debutto assoluto. Con gli happening si vuole rendere protagonisti i libri e i lettori, che, radunati in gruppo, in salotti casalinghi o in locali pubblici, animano le pagine dei propri volumi preferiti declamando in circolo frasi pescate da pagine aperte a caso, il tutto sotto l’occhio attento di Rossella e della sua fedele videocamera.
Il risultato di queste ‘videosessioni carbonare letterarie’ è un ‘blob’ di parole inusuale e stimolante, grazie alla concatenazione di frasi apparentemente senza alcun nesso logico, ma che in realtà aprono la strada all’immaginazione e alla fantasia, ma anche alla curiosità di voler approfondire storie che non si conoscono, che, come recita una bella canzone di Samuele Bersani e di Pacifico, ‘non sono mai di seconda mano‘. Italo Calvino, Luigi Pirandello, Stefano Benni, Jack Kerouac, Daniel Pennac, ma anche Carlo Levi, Tahar Ben Jelloun, Andrea De Carlo, Zygmunt Bauman e Oriana Fallaci. E ancora Nazim Hikmet, Andrea Camilleri e Paulo Coelho. Le passioni di ciascuno diventano stimolo comune a riscoprire le esortazioni che solo una piccola pagina stampata può regalare.
Felici e fortunati coprotagonisti di due happening, abbiamo rivolto a Rossella alcune domande.
Rossella, da fotografa e documentarista, perché dare spazio proprio ai libri, e perché scegliere la casualità come modalità di erogazione dei contenuti?
Ormai da anni ho un approccio transdisciplinare che declina il documentario sotto altre forme e non credo di potermi più definire come documentarista. La fotografia, il video, il suono e le arti digitali in genere, sono per me degli strumenti attraverso cui dare forma a dei processi creativi che elaboro di volta in volta in base al contesto. Lavoro spesso in residenza e mi piace usare l’arte come un pretesto, come un catalizzatore sociale. Amo entrare in relazione, aprire il processo creativo alla partecipazione dalle persone che incontro e che si interessano a me e alla mia pratica artistica.
Nel caso del progetto che ho realizzato ai Bocs Art di Cosenza ho scelto di dare spazio ai libri, perché ero stata molto colpita da alcuni articoli che avevo letto sui nuovi dati dell’analfabetismo in Italia.
Secondo gli studi dell’autorevole linguista Tullio De Mauro, solo meno di un terzo della popolazione italiana avrebbe i livelli di comprensione della scrittura e del calcolo necessari per orientarsi nella vita di una società moderna. Altri dati parlano di un tasso di analfabetismo funzionale per la popolazione italiana del 45%. Per intenderci, viene definito “analfabeta funzionale” chi, di fronte a un testo, è in grado di leggere e scrivere ma non è capace di costruire un’analisi che tenga conto anche delle conseguenze indirette, collettive, a lungo termine, lontane per spazio o per tempo, e che presenti solo una capacità di analisi elementare. Una capacità di analisi che anche davanti ad un evento complesso (la crisi economica, le guerre, la politica nazionale o internazionale, lo spread) sia capace di trarre solo una comprensione basilare.
Come dice sempre De Mauro, “il problema, pur a diversi livelli di gravità, non è solo italiano. Anche dopo avere acquisito buoni, talora eccellenti livelli di literacy e numeracy in età scolastica, in età adulta le intere popolazioni sono esposte al rischio della regressione verso livelli assai bassi di alfabetizzazione a causa di stili di vita che allontanano dalla pratica e dall’interesse per la lettura o per la comprensione di cifre, tabelle, percentuali”.
Ecco, il mio progetto parte da qui: con i miei “Happenings domestici di lettura aleatoria” volevo creare un dispositivo ludico per riavvicinare le persone ai libri. La casualità della lettura è un elemento indispensabile per aggiungere magia e poesia a un “gesto artistico” che tutti possono compiere e che potremmo definire un diretto erede del dadaismo e del surrealismo.
Hai definito il tuo un progetto ‘politico’. Ci spieghi perché?
Il mio progetto è “politico” perché penso che un popolo illetterato sia più facilmente manipolabile e più facilmente influenzabile dalla demagogia di una certa politica e dai media che amano schematizzare e terrorizzare. La realtà in cui viviamo oggi è molto complessa e siamo chiamati a delle sfide che richiedono una grande apertura mentale per creare società giuste dove poter vivere nel rispetto delle differenze, cogliendone la ricchezza e le opportunità di crescita che esse ci apportano.
Perché secondo te in Italia si legge così poco? Rispetto alla Francia, che conosci molto bene, quali sono le differenze?
E’ una domanda complessa ed ho paura di essere imprecisa con la mia risposta. Credo comunque che in Italia, più che altrove, la TV abbia monopolizzato moltissimo il tempo ricreativo delle persone, una TV spesso spazzatura che ha abituato a contenuti poveri, a un livello del discorso basso e a un’attitudine altamente passiva. Ora in più ci si perde anche nella rete, attraverso i social e i videogiochi.

Cosa faresti se fossi Ministro della Cultura?
Tratterei l’Arte (e con Arte intendo tutte le arti, dal cinema, alla musica, alla danza, alle arti visive, ecc.) col rispetto che merita, senza renderla per forza di cose qualcosa di spettacolare e di legato al turismo.
Tutelerei gli artisti conferendogli uno statuto sociale, come lo hanno ad esempio in Francia, dove vivo e lavoro. Investirei molto di più sulla connessione tra arte e scuola e mi impegnerei in favore di quella parte della popolazione con un accesso alla cultura più svantaggiato per ragioni geografiche o economiche. Farei della mediazione culturale uno strumento indispensabile per rendere vivi e attivi musei e centri d’arte con laboratori destinati a tutte le fasce di età e a tutti i livelli sociali. Investirei sul cinema d’autore, sulle sale d’essai, sul teatro di ricerca, e in generale sui nuovi linguaggi e sulle nuove tecnologie.
I tuoi happening cosentini hanno riscosso ovunque molto successo. Cosa hai ricevuto in cambio?
Risponderò con una tautologia: il successo che i miei happenings cosentini hanno riscosso è quello che ho ricevuto in cambio, la mia ricompensa in termini di entusiasmo, empatia, calore umano e buona energia.
La tua presenza a Cosenza si inserisce nel progetto Bocs Art. Hai avuto modo di confrontarti con altri artisti? Quali sono i maggiori stimoli che hai captato da questa collaborazione?
Amo gli artisti perché sono persone coraggiose, capaci di rischiare e di sfidare regole e convenzioni. Sono persone originali e fantasiose, spesso dal cuore grande e dall’animo aperto. Vivere per due settimane insieme ad altri più di venti artisti è un’esperienza che arricchisce lo spirito al di là delle questioni legate alle tecniche e agli approcci stilistici. Quello che conta per me è prima di tutto umano, sempre.
Se tu avessi partecipato a uno dei tuoi happening come lettrice, quali libri avresti portato?
Ahahah, che bella domanda! Avrei portato senz’altro “Le notti bianche” di Fedor Dostoïevski, Carmelo Bene, il volume con tutte le opere, “L’immortalità” di Milan Kundera, “Post office” di Charles Bukowski, le poesie di Dylan Thomas, “Sputerò sulle vostre tombe” di Boris Vian, “Il codice dell’anima” di James Hillman, “Donne che corrono coi lupi” di Clarissa Pinkola Estés, il “Tao Te Ching” di Lao Tzu, e l’I-ching, che ho sempre sul mio comodino.
Come vedi il futuro del libro? Cosa leggeranno gli italiani fra un secolo?
Fra un secolo gli italiani scopriranno la letteratura italiana contemporanea, quella dal secondo Novecento a oggi che non ci fanno studiare a scuola. Il futuro del libro sarà meraviglioso: gli “Happenings aleatori” diventeranno virali e leggere insieme e in ogni luogo sarà cool e di gran moda. A parte gli scherzi, i libri non moriranno mai perché abbiamo bisogno di corpo e di materia per amare. Non smetteremo mai di apprezzarli in quanto oggetti, e di amarne la forma, i caratteri, la qualità della carta, di apprezzarne l’odore.
Idealista e visionario, forse un pazzo, forse un poeta, ama l’arte come la vita, con disincanto, sogno e poesia…