Il romanzo riporta alla memoria gli orrori delle persecuzioni ai danni degli ebrei causate dall’orrenda e criminale dittatura fascista. Un periodo buio della storia italiana che rivive grazie alla storia minima di personaggi semplici ma determinati, capaci di non arrendersi davanti alle difficoltà e agli orrori e perseguire la vita come obiettivo principe della propria esistenza.
1958. Teresa lavora come portinaia in un palazzo del centro di Padova. E’ una donna come tante, modesta e incolore nel contesto nel quale vive come comparsa senza alcuna ribalta. In realtà nasconde un segreto più grande di lei, che risale a quindici anni prima. Era il 1943, c’era la guerra, e l’Italia era attraversata dal terrore che si leggeva negli occhi di tutti. Teresa era una ragazza come tante, di sedici anni, che viveva la propria primavera nonostante il mondo attorno a lei fosse impazzito. Lavorava presso i Levi, una famiglia ebrea che viveva nel ghetto e le voleva bene, e grazie alla quale aveva imparato a leggere e a scrivere. Il secondo giovedì di dicembre, dopo aver incontrato sotto i portici di piazza delle Erbe Gianni, il ragazzo di cui era innamorata che lavorava come garzone presso un negozio di generi alimentari, Teresa era rientrata a casa giusto in tempo per assistere al rastrellamento del ghetto. Prima di venir portata via dai soldati, la signora Levi le aveva affidato Amos, il loro terzogenito nato da sette settimane. Grazie anche all’aiuto di sua sorella Adele e della sua famiglia, Teresa aveva custodito quel bimbo con amore e cura finché, a causa di una soffiata, il bambino era stato scoperto dalla polizia fascista e separato da Teresa, che era stata portata a forza in un manicomio. Gli anni erano passati, ma Teresa non aveva dimenticato quel bambino dagli occhi neri e dalla voglia di fragola. E oggi sente che è giunto il tempo di continuare a onorare quella promessa fatta quindici anni prima.
Vicolo Sant’Andrea 9 è il romanzo di esordio di Manuela Faccon edito da Feltrinelli. Una storia ricca di umanità e buoni sentimenti che si erge sulla tragedia per eccellenza della guerra come evento di lutti e separazioni. C’è una protagonista, Teresa, che ha tutte le caratteristiche dell’anti-eroina. E’ una donna comune, invisibile, che vive una vita lontana dai riflettori, che respira una quotidianità costante e mai sopra le righe, in cui confondersi. Eppure Teresa nasconde un segreto assai importante, grazie al gesto, compiuto con coraggio e determinazione, con il quale ha aiutato un bambino ad avere un futuro che altrimenti la storia e le sue brutture gli avrebbero negato. Oggi vorrebbe sapere se quel bambino sta bene, se ha avuto modo di crescere e farsi strada nonostante il proprio destino, e incontrarlo per raccontargli magari della propria famiglia d’origine. Tra le pagine del romanzo – che a tratti è autobiografico, essendo il personaggio protagonista ispirato alla zia dell’autrice – si disvela la ricerca di due persone: Amos anzitutto, ma poi anche Teresa stessa, che l’esperienza in manicomio ha allontanato dalla propria vita. Una ricerca spasmodica di sé che la porta a sfidare le convenzioni e quella sorta di apatia con cui aveva affrontato finora la vita per ritagliare sulla sua persona una forma di riscatto.
Vicolo Sant’Andrea 9 è una storia che riporta alla memoria gli orrori delle persecuzioni ai danni degli ebrei causate dall’orrenda e criminale dittatura fascista. Un periodo buio della storia italiana che rivive grazie alla storia minima di personaggi semplici ma determinati, capaci di non arrendersi davanti alle difficoltà e agli orrori e perseguire la vita come obiettivo principe della propria esistenza.
Manuela Faccon, VICOLO SANT’ANDREA 9, 288 pagine, Feltrinelli, 2023.
Idealista e visionario, forse un pazzo, forse un poeta, ama l’arte come la vita, con disincanto, sogno e poesia…