Inevitabilmente, la pandemia da Covid-19 rappresenta l’evento scatenante che resterà probabilmente per sempre nella nostra memoria. Una situazione nuova, inattesa, con la quale ciascuno di noi, indipendentemente da età, condizione sociale, culturale o geografica ha dovuto fare i conti ridisegnando relazioni e modi di vivere, virando dalla certezza di una quotidianità tutto sommato prevedibile all’incertezza di un presente contagiato da timori e paure. Impossibile prevedere, nei primi due mesi del 2020, cosa sarebbe accaduto nel resto dell’anno, e incontro a quali restrizioni saremmo dovuti andare attivando la convivenza forzata con un nemico invisibile e subdolo, al momento tutt’altro che sconfitto.

Veronica Gentili, giornalista, volto noto a molti italiani per via della conduzione di Stasera Italia weekend su Rete4, ha raccolto in un diario personale tutte le impressioni di questi mesi. Pagine che sono diventate quasi un diario collettivo, trasformato in libro, Gli immutabili, pubblicato per i tipi de La nave di Teseo. Tra le pagine del volume si susseguono richiami ai terribili giorni di lockdown, contrassegnati dalla paura e dall’incertezza ma anche dalla voglia di vivere e di resistere, nonostante tutto. Un bollettino di guerra quotidiano, quello dei numeri snocciolati dal capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli, in collegamento nella sua diretta quotidiana delle 18 che sanciva l’appuntamento atteso da tutti, a intervallare ore trascorse perlopiù a casa, tra lo smartworking (per i più fortunati) e le videochiamate a parenti e amici, tra il pane e la pizza e l’ossessiva caccia alle notizie dell’ultima ora, con il rischio di incorrere nella melmosità delle fake news e la terribile consapevolezza di un momento durissimo, contrassegnato dalla presenza costante dei virologi divenuti improvvisamente vip e contesi nei salotti televisivi e firmato con la tristezza dalla sfilata delle bare a Bergamo, sicuramente la scena più tristemente cruda tra quelle viste nel corso del lockdown subito in primavera. In mezzo, a suggellare la particolarità del periodo, le notizie sulla malattia contratta da parte dei vip, da Lucia Bosè a Luis Sepùlveda, da Boris Johnson a Nicola Zingaretti, a Paulo Dybala. “Quasi un pizzicotto sul nostro stupore percettivo”, scrive la Gentili, in un contesto quotidiano che comunque sembrava dar spazio alla tranquillità, al rito familiare della lavatrice, della cena al caldo, della tv in salotto. Questo fino alla notizia della positività di un’amica, e l’inevitabile azzeramento per l’autrice dei gradi di separazione tra sé e il virus, divenuto terribilmente familiare perché ormai entrato in quella persona e quindi capace di parlare attraverso la sua voce, di ridere con la sua risata, di toccare il mondo con le sue mani.

Gli immutabili è un diario minimo in cui ciascuno può riconoscersi, attraversato da una sottile ironia, quell’ironia intelligente che accompagna la narrazione offrendole quella leggerezza che la salva dalla rassegnazione tipica della tragedia fine a se stessa. Qui sta la chiave di volta del volume, la cui narrazione quotidiana si spinge per i mesi successivi alla primavera, e arriva fino ai nostri giorni, quelli della seconda ondata autunnale per alcuni inattesa, per altri assolutamente prevedibile. E qui offre una morale che profuma di disarmante consapevolezza: il virus ha cambiato sì il mondo, ma non ha cambiato le persone. Ha vinto, ma noi non abbiamo perso. La necessità di svago, di tempo libero, di passeggiate all’aria aperta, di vita, ha liberato la nostra resistenza e la nostra paura, trasformandola inevitabilmente in disincanto. Lo stato di emergenza perenne, divenuto pane quotidiano, ha fatto sì che la pandemia diventasse, da straordinaria, ordinaria. Ha fatto sì che la storia diventasse cronaca, e che il mondo, sia pure con indosso una mascherina, continuasse a girare.

Veronica Gentili, GLI IMMUTABILI, 224 pagine, La Nave di Teseo, 2020.

Di Luigi Caputo

Idealista e visionario, ama l'arte come la vita, con disincanto, sogno e poesia...