Una biografia non edulcorata dell’operaio comunista ucciso dalle Brigate Rosse nel 1979 a soli 45 anni

Il Presidente della Repubblica Sandro Pertini davanti alla bara di Guido Rossa.

Mercoledì 24 gennaio 1979. Alle 6.35 di un’alba livida e fredda, in via Ischia, sulle alture della Genova popolare, viene ucciso Guido Rossa, 45 anni, operaio Italsider e sindacalista comunista. Contro di lui, due colpi di pistola sparati a bruciapelo da un commando di brigatisti composto da Riccardo Dura (colui che sparò), Vincenzo Guagliardo e Lorenzo Carpi.

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Un episodio tragico, che di fatto segna il passaggio a una nuova stagione, la più terribile, del terrorismo armato, perché Rossa è la prima vittima operaia da parte di un’organizzazione terroristica che si definiva vicina agli operai stessi. Le cronache di quelle giornate restituiscono una grande risposta popolare a quell’episodio tristissimo: ben 250.000 persone parteciparono ai funerali che videro anche la presenza del Presidente della Repubblica Sandro Pertini, il quale tuonò con veemenza contro le Brigate Rosse.

Giù in mezzo agli uomini di Sergio Luzzatto compie un atto doveroso verso la figura di Guido Rossa, la cui esistenza non può esaurirsi nella tragicità della sua morte. Il volume, edito da Einaudi, regala al lettore una biografia inedita di un uomo pieno di vita, un paracadustita animato dalla passione per l’alpinismo, che lo aveva portato a 24 anni, il 4 febbraio 1958, a scalare in sei ore la vetta del Cervino e qualche anno più tardi, nel 1963, a partecipare a una spedizione sull’Himalaya in Nepal.

Il volume di Luzzatto non si presta affatto a essere una biografia edulcorata dove le pagine sono utili a “lucidare il monumento”. Piuttosto, restituisce al lettore un affresco sincero di una persona vitale e generosa, che in gioventù amava citare frasi di Nietzsche, disegnare e fotografare, e che nel 1961 aveva conosciuto la tragedia familiare con la perdita del figlio Fabio, morto a soli due anni per una fuga di gas nell’appartamento in cui viveva con la famiglia a Torino. Un uomo capace di assumersi in pieno la responsabilità di rappresentante in difesa dei colleghi operai.

Un operaio egli stesso, “con gli occhi aperti e con le orecchie vigili“, scrive Luzzatto, ma anche “un sindacalista impregnato degli umori rivendicativi della sua classe e del suo tempo“. Una persona seria, attento alla sensibilità di un movimento collettivo come quello operaio fiducioso di muoversi, a dispetto di mille ostacoli, nella direzione della storia. Ma anche un uomo che non aveva esitato un minuto a denunciare le interferenze del braccio armato nella classe operaia, in un contesto territoriale, come quello rappresentato da Genova a metà degli anni ’70, nel quale le BR avevano scelto deliberatamente di colpire non per intimidire, ma per assassinare.

Giù in mezzo agli uomini, arricchito dalle foto tratte dall’archivio di famiglia di Rossa,  è un libro necessario, un tassello fondamentale per comprendere meglio la lotta armata e quali sciagure essa portò verso i sogni e le speranze di una generazione che voleva difendere gli interessi dei più deboli, ma finì per essere essa stessa schiacciata dalle illusioni della violenza ideologica.

Sergio Luzzatto, GIU’ IN MEZZO AGLI UOMINI, 240 pagine, Einaudi, 2021. 

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