A seguito della reunion del 2010, la band alternative-rock e glam-pop britannica, ritrova una dirompente ispirazione con questo disco
Night Thoughts, dei Suede, condensa al meglio, con un surplus di avvolgente adrenalina maggiormente fluida e abilmente ariosa, gli esordi. La fluidità è data anche dal fatto che gli undici brani sono connessi gli uni agli altri, come in un corpus d’opera, parola che tornerà spesso in questa felice analisi. 8 album, più di 25 anni di carriera e non sentirli. Questo è evidente già dall’apertura di When You Are Young, alla quale si ricollega idealmente sul finale la strumentale e operistica When You Were Young. Suede, una delle band che hanno più influenzato i Placebo, ma che anche, ammettiamolo, hanno finito per influenzarsi a vicenda, nonostante ciò sono ancora più evidenti richiami dei Frankie Goes to Hollywood, come del Dave Gahan anni ’90 o dell’aplomb inquieto e aggraziato di Brian Ferry e della tarda promozione con i Roxy Music. La seconda Outsiders riecheggia quasi gli ultimi Muse per carisma, con un’ottima melodia, caratteristica che accomuna un po’ tutte le canzoni del resto. La chitarra elettrica la fa da padrone, accattivante e tesa su suadenti distese delle splendide melodie vocali offerte dal frontman Brett Anderson. Uno di quei lavori dove, nonostante l’innegabile impatto, le melodie e il suono appaiono complessivamente migliori degli arrangiamenti, che probabile, non siano stati poi così a fondo rifiniti, proprio per cercare di dare ai brani quella patina creativa di natura live.
Se No Tomorrow s’impegna nel voler far brillare, come spesso accade in questo inizio 2016, la stella di Ziggy Stardust, pur senza la stessa classe. Le chitarre echeggianti e dilatate di Pale Snow rivelano che gli Suede stanno facendo sul serio e che non sono solo dei brillanti imitatori di suoni e melodie a cavallo tra gli anni ’70, ’80 e ’90, i synth diventano i protagonisti mentre Anderson si scalda già per il gran finale, accompagnato dalla invadenza a tratti ingombrante di Richard Oakes, il primo chitarrista. Fanno venire in mente anche i contemporanei Glasvegas, una delle migliori band alternative rock britanniche. Le successive I Don’t Know How To Reach You e What I’m Trying to Tell You ne sono l’ideale dispiegamento delle energiche ali dell’ispirazione, specie il secondo pezzo. Gli ideali di concertazione della vita pulsano di armonia compositiva nella splendida Tightrope che come un immenso arcobaleno ci penetra le corde emotive con la densità di un concept di 3 minuti e 51 secondi di pop anni ’80.
Sembra quasi l’aggiustamento di un bottone o un guasto nel condotto d’energia musicale la successiva Learning to Be, poiché dà l’idea di essere la continuazione della precedente, con in più un falsetto da brivido. Tornano a strizzare l’occhio alle origini, ma anche alla nuova ondata del power-pop, con Like Kids. I Can’t Give Her What She Wants svela la vecchia anima melodrammatica della band, con la sua dimensione teatrale e fosca ripiegata sui tormenti del sentimento non corrisposto. Chiude la meravigliosa The Fur & The Feathers, ballata per amanti solitari filtrata al pianoforte, valorizzata da improvvise, laceranti accensioni da opera-rock di una bellezza melodica sconvolgente, che finiscono per rendere questo album, e soprattutto l’ultimo brano, un capolavoro capace non solo di rimaneggiare un’epoca (la seconda metà degli anni ’70 con la prima degli ’80), ma anche di riscriverla, come del resto ha fatto per il cinema un certo Brian De Palma. Riscrivere, a volte anche meglio.
SUEDE – NIGHT THOUGHTS
- When You Are Young
- Outsiders
- No Tomorrow
- Pale Snow
- I Don’t Know How to Reach You
- When I’m Trying To Tell You
- Tightrope
- Learning to Be
- Like Kids
- I Can’t Give Her What She Wants
- When You Were Young
- The Fur & The Feathers
Federico Mattioni, rapportando la vita e i sensi al cinema, sta tentando di costruire un impero del piacere per mezzo della fruizione e della diffusione delle immagini, delle parole, dei concetti. Adora il Cinema, la Musica e la Letteratura, a tal punto da decidere d’immergervi dentro anche l’anima, canalizzando l’energia da trasformare in fuoco, lo stesso ardere che profonde da tempo immemore nelle ammalianti entità femminili.