Nella nuova opera del magistrato e scrittore pugliese, il pm Manrico Spinori torna a occuparsi di un vecchio caso di cronaca nera
Nel variegato panorama di investigatori partoriti dalla fantasia di giallisti di ogni tempo, Manrico Spinori, personaggio nato dalla penna di Giancarlo De Cataldo, rappresenta una piacevole eccezione. Il Pm romano, infatti, ha dalla sua tutte le caratteristiche per un’etichetta di originalità che non gli può essere certo negata. Nobile ma non snob, è conosciuto tra i colleghi come “il contino”, ha una convivenza forzata con la madre anziana e ludopatica, la contessa Elena, che deve tenere a bada per evitare il pignoramento del palazzo in cui vivono, e ha una passione smisurata per la lirica. Nelle arie del melodramma ama infatti rifugiarsi non solo per trovare fugace ristoro dalla propria esistenza in cronaca nera, ma anche per cercare di trovare risposte a una vita sentimentale troppo frammentata.
Una precarietà con cui il nostro personaggio prova a convivere, grazie a uno spirito libertino che gli fa abbracciare la vita senza particolari patemi. Ma a farlo tremare stavolta non sono solo un paio di occhi fuggevoli e maliardi, ma un vecchio caso di cronaca nera che riemerge dal passato intenzionato seriamente a sconvolgerlo. Le rivelazioni di un pentito, tale Er Farina, svelano quella che potrebbe essere un’altra verità sulla morte della transessuale Veronica, una escort di alto bordo che dieci anni prima aveva gettato nello scandalo un colonnello dall’immagine specchiata, un colonnello, che dopo l’accusa di omicidio non aveva retto allo scandalo e si era tolto la vita.
“Il suo freddo pianto”, ultima fatica letteraria di De Cataldo, terzo episodio della serie che ha come protagonista Manrico Spinori, si svela pagina dopo pagina guadagnando la palma di giallo originale e ben costruito. Una storia ricamata su un inatteso canone di sensibilità, quello del rimorso da parte di un inquirente che incassa il senso dell’autotormento per aver letto male e giudicato malissimo un truce episodio di cronaca. Il passato riemerge gettando scompiglio nel suo animo e portando con sé il fango della maldicenza, ma soprattutto svelando un universo di intrecci e corruzione. Merito di Spinori, ma anche del suo team di collaboratori, tutto al femminile: da Brunella, segretaria perennemente alle prese con amori sfortunati, a Gavina Orru, la maga della rete, a Deborah Cianchetti, un metro e ottanta di tatuaggi e sovranismo, a Sandra Vitale, storica collaboratrice in crisi per il tradimento del marito. Ad esse si aggiunge l’ex moglie Adelaide, con la quale ha un buon rapporto, e la passione con cui si accompagna a diverse compagnie femminili.
Un Don Giovanni in toga, potremmo definirlo, considerando quella passione per la lirica che lo attraversa e lo aiuta a leggere la realtà. Ed è proprio un’opera lirica a fornirgli la giusta chiave di lettura della vicenda: Lulu, opera di Alban Berg del 1935, con una protagonista che lotta contro l’ipocrisia della società borghese, piena di pregiudizi sessuali, una società che fa solo del moralismo legato alla religione e che vede il sesso soltanto come atto demoniaco. Un romanzo che offre al lettore la giusta suspense, e che conferme le indubbie qualità narrative di De Cataldo.
Giancarlo De Cataldo, Il suo freddo pianto, Einaudi, Stile Libero Big, pp. 232, 2021
Idealista e visionario, forse un pazzo, forse un poeta, ama l’arte come la vita, con disincanto, sogno e poesia…