‍Che ci fa una sirena bionda sulla spiaggia di Ischia? Facile: è Barbara Bouchet, creatura incantevole nonostante abbia superato da un po’ la maggiore età. Incantevole e bellissima, ma anche ironica e brillante, l’attrice di origini francesi che deve all’Italia la sua popolarità è sull’isola ischitana per ricevere l’ambito Award dell’Ischia Film Festival, ma anche per parlare di cinema, grazie a “Calibro 9“. Il film, diretto da Toni D’Angelo interpretato anche da Marco Bocci, è il remake di uno dei poliziotteschi più celebrati della filmografia italiana e non solo, quel “Milano Calibro 9” tratto dal romanzo di Giorgio Scerbanenco e diretto da Fernando Di Leo con un cast d’eccezione, da Mario Adorf a Gastone Moschin, da Philippe Leroy a Lionel Stander, con le musiche di Luis Enriquez Bacalov con gli Osanna. Una pellicola divenuta cult nel corso degli anni e celebrata dal nutrito gruppo degli amanti del genere che comprende nientemeno che Quentin Tarantino. ma proprio sul rapporto con il pluripremiato regista statunitense, la signora Bouchet non le manda certo a dire: “Tarantino ha la tendenza a dare appuntamenti ai quali, poi, non si presenta. L’educazione non fa parte del suo DNA, è un tipo viziato. Quando un uomo è grande quanto lui, si sente in diritto di potersi permettere qualsiasi cosa. – prosegue – Ogni anno ci chiariamo, poi litighiamo, non ci parliamo e poi all’improvviso lui riappare e mi chiede appuntamenti ai quali, sempre, non si presenta. Adesso, però, è sposato e ha avuto un bambino, quindi penso che la nostra ‘storia’ sia finita”: parole a metà tra ironia e divismo che hanno captato la simpatia e l’applauso dei presenti.

Ho visto ‘Milano Calibro 9’ proprio con Quentin da lui a Los Angeles. Rideva sempre quando mi beccavo il pugno. Mi ha chiesto anche se avessi preso lezioni di ballo, per via del mio numero sul cubo. Io gli ho risposto di no, che seguivo la musica e nient’altro. Devo molto a Tarantino, ha valorizzato i b-movie. Li ama, li apprezza e li ha riportati in voga”, ha aggiunto la Bouchet, che poi ha rivelato alcuni aneddoti inediti della sua carriera artistica. “Tra i miei film preferiti c’è ’Valeria dentro e fuori’ di Brunello Rondi. In quel film non ero truccata, non ero bella ed ero pazza”. E ancora: “Mi sono scappati un paio di registi con cui avrei voluto lavorare. Visconti ad esempio, e Vittorio De Sica. Con lui feci anche un provino per ‘Il giardino dei Finzi Contini’, ma ero così nervosa che tremavo, sudavo. Mi feci fregare dall’emozione e non venni presa”.

Sono stata una delle donne più desiderate dagli uomini, che ancora mi fanno apprezzamenti, ne ricevo anche dalle donne e vale doppio. Catcalling? Quando l’avance è volgare la respingo, quando è garbata fa piacere anche perché senza complimenti andrei in depressione”.

La Bouchet tornerà presto al cinema con “Una famiglia mostruosa” di Volfango De Biasi: “Una commedia in cui io interpreto la nonna fantasma, che si fidanza con Pippo Franco: siamo due vecchietti che si innamorano”.

Parterre delle grandi occasioni anche per Francesco Bruni che ha presentato il suo film “Cosa sarà”, una storia a metà tra dramma e commedia con Kim Rossi Stuart Lorenza Indovina che racconta in chiave autobiografica e autoironica la malattia del protagonista: “L’umorismo è una specie di filtro applicato agli occhi di alcune persone, che non si può più togliere. Quando ero malato – lo so è assurdo – ci sono stati dei momenti di grande ilarità. Anche perché questo film è dedicato a Mattia Torre, un grande amico, regista, che era ricoverato nel mio stesso periodo. Ci sentivamo e spanciavamo dalle risate. Lui è stato per me un apripista: anche lui aveva il filtro applicato”.

 

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