Esistono personaggi che non possono morire, John Rambo è uno di questi. Il reduce dal carattere buono che diventa una macchina da guerra letale quando incontra i cattivi  ha vinto tanto tempo fa. A dispetto della sua incapacità a trovare una collocazione nella vita, Rambo è entrato nell’immaginario collettivo di almeno tre generazioni che continuano a richiederne i servigi. Nel quinto capitolo della saga “Rambo: last blood”, Sylvester Stallone torna a vestire i panni del terzo duro più famoso di sempre (lo precedono solo Il Duca e Clint Eastwood). Sly, che ama le scommesse e spesso le vince, presta tutta la sua fisicità a questa versione anziana di un uomo in perenne ricerca di quella tranquillità per lui impossibile da trovare.

Tornato a vivere nella fattoria di famiglia, Rambo conduce un’esistenza di quiete bucolica ma, ancora una volta saranno i guai a cercarlo. Il solito cartello della droga messicano rapisce Gabriela, figlia di una cara amica di John, è facile ipotizzare a chi toccherà salvare la bambina. Incassi a parte, questo capitolo dovrebbe essere l’ultimo della saga e Stallone vorrebbe dare degna chiusura alle avventure del suo “secondo” personaggio preferito, con una riflessione sulla natura dell’uomo Rambo.

Tornato dalla guerra in Vietnam e dopo aver peregrinato per il mondo a combattere ogni tipo di guerra, al servizio di una terra o un’ideale, il soldato si accorge di essere fuori dal tempo. Quel bene, che per tutta la vita ha tentato di fare, non esiste e allora non rimane che trasformarsi in giustiziere mettendosi sullo stesso piano dei criminali. Il film appare un prodotto sicuramente onesto, una sorta di moderno western ben costruito e pienamente in target con il pubblico cui si rivolge.

Essere detrattori dei film di Stallone è sempre molto pericoloso e denota una scarsa visione d’insieme. Sly è un’icona come Wayne e pochi altri, persone che fanno un film direttamente con la loro faccia. Qualche anno fa chi avrebbe pensato che l’azzardo de I mercenari avrebbe avuto successo? Il pubblico ha bisogno di vedere Silvester Stallone, per onestà intellettuale va detto che l’atto di chiusura dedicato a Balboa, nel film omonimo, era qualcosa di estremamente superiore a questo Rambo: last Blood. Quello sul pugile che torna a combattere da anziano non era un semplice film d’intrattenimento era molto di più, questo Rambo è dichiaratamente un film d’azione con qualche inserto malinconico. Tutti i film della saga, tranne il primo, non hanno mai avuto alcuna velleità di essere qualcosa di diverso da quello che sono stati. Lo sa bene Stallone che mantiene medesima la cifra stilista dei precedenti film, inserendo in questo capitolo una “resa dei conti” molto efferata che farà la felicità degli estimatori del genere e del personaggio, gli altri se la dovranno far andare bene.

RAMBO – LAST BLOOD (Usa 2019, Azione, 100′). regia di Adrian Grunberg. Con Sylvester Stallone, Paz Vega, Sergio Peris-Mencheta, Adriana Barraza, Yvette Monreal. Nororious Pictures. In sala dal 26 settembre 2019.

Paolo Quaglia
Author: Paolo Quaglia

Nasce a Milano qualche anno fa. Usa la scrittura come antidoto alla sua misantropia, con risultati alterni. Ama l’onestà intellettuale sopra ogni altra cosa, anche se non sempre riesce a praticarla.

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