Vincitore del Premio Strega Giovani nel 2014 con il romanzo “Non dirmi che hai paura” e autore del romanzo-inchiesta “Alveare”, lo scrittore milanese di origini lucane torna in libreria con una storia che parla di immigrazione e riscatto

La storia che Giuseppe Catozzella racconta in “E tu splendi” si sviluppa e conclude nell’arco di tre mesi, durante l’estate, in un periodo storico non meglio definito ad Arigliana, un paesino immaginario, sperduto sulle montagne della Basilicata. Un paesino di “duecento abitanti e cinquanta case di pietra”, che ha una propria dimensione, dove il tempo sembra essere sospeso e i ritmi quotidiani dilatati, e dove la vita sembra essere immobile. La storia viene raccontata in prima persona da Pietro, un ragazzino di undici anni cresciuto a Milano che dopo la morte della madre viene mandato dal padre a trascorrere le vacanze con i nonni, in Basilicata appunto, con la sorellina Nina. In questo paesino “fatto soprattutto di terra” Pietro andrà alla ricerca dei segnali della madre, che ormai non c’è più e che, tuttavia, lui sente vicina, sente con sè. Andrà alla ricerca della risposta ad una domanda fatta alla madre prima che morisse. Durante questa avventura, tra ruderi e terra e un’antica torre normanna, Pietro farà una scoperta destinata a cambiare per sempre il destino della piccola comunità di Arigliana. Perché in quella torre si nasconde una famiglia di extracomunitari. La presenza dello straniero, dell’altro, trascina gli abitanti in un clima di paura e diffidenza, spacca in due la comunità e genera scompiglio in quel paese già afflitto dalla prepotenza del possidente terriero e signorotto locale Zì Rocco, che lo ha condannato all’arretratezza e alla miseria. E sarà proprio questo evento che innescherà un meccanismo di cambiamento e introdurrà un’ondata di speranza nella possibilità di riscatto per gli abitanti di Arigliana. E il piccolo Pietro, che dovrà fare i conti con la profonda differenza tra il proprio concetto di giustizia e quello (d’ingiustizia) degli adulti, troverà le sue risposte e imparerà a “splendere” da solo.

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Il titolo del romanzo E tu splendi rimanda ad una frase di Pier Paolo Pasolini, da “Le lettere luterane”, rivolta ad un ragazzino anch’esso del Sud. Imparare a splendere vuol dire non lasciarsi andare o trascinare dagli altri nell’infelicità, ma trovare la propria strada e imparare a realizzarsi, trovare la propria dimensione nonostante tutto. Spiega Catozzella: “Cerco di raccontare quel momento della nostra vita in cui capiamo che o impariamo a splendere da soli oppure nessuno ce lo insegnerà. (…) Un momento in cui diventiamo consapevoli che bisogna andare avanti con le proprie energie, con tutta la nostra limitatezza e fragilità”. Ed è quanto succederà al giovane protagonista.

I temi profondamente attuali trattati nel romanzo, ovvero l’immigrazione, la presenza dello straniero così come il contrasto tra Nord e Sud, sono particolarmente sentiti dall’autore: “Sono proprio i miei temi, che poi ho declinato in vari modi nei miei romanzi. Ho sempre cercato di raccontare l’altro. Perché io (come Pietro) sono nato e cresciuto a Milano da una famiglia di emigrati lucani e mi sono sempre sentito un estraneo a casa mia. E in questo libro in particolare ho voluto raccontare il mio essere (e sentirmi) straniero”. 

Giuseppe Catozzella, E tu splendi, Feltrinelli, 240 pagine, 2018.

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