Rappresentato a Cosenza, nell’ambito del progetto “Oltre lo Spazio – Mostra Multimediale Immersiva”, l’adattamento in film in VR del capolavoro del teatro contemporaneo.  

La verità non dovrebbe mai lasciare adito al dubbio. Se lo fa, evidentemente non è oggettiva e indeclinabile, ma può prestare il fianco a osservazioni che lasciano scorrere libere le parzialità del reale. Così, capita che un episodio apparentemente innocuo come il trasferimento, in un sonnacchioso centro di provincia, di tre persone provenienti da un luogo lontano, possa essere la miccia destinata a scatenare un incendio di proporzioni imprevedibili. Così è (o mi pare), riscrittura per realtà virtuale con adattamento e regia di Elio Germano, riprende e attualizza l’intuizione mai fuori tempo di Così è (se vi pare) che costituisce la summa del teatro di Luigi Pirandello. La rappresentazione, una produzione Gold, Teatro della Toscana, Infinito Produzione Teatrale, e inserita nel programma di “Oltre lo Spazio – Mostra Multimediale Immersiva”, si è svolta a Cosenza presso l’ex MAM (Museo delle Arti e Mestieri) situato a Corso Telesio, nella cornice sempre ricca di fascino della città vecchia. La fruibilità dell’opera ha avuto luogo attraverso cuffie e visori indossati dal pubblico (purtroppo poco numeroso) che è stato così virtualmente proiettato all’interno di un antico appartamento, scenografia perfetta per la singolare storia del signor Ponza, nuovo segretario di Prefettura, e della signora Frola, sua suocera. I due vengono fatti oggetto della morbosa curiosità degli abitanti della cittadina in cui vanno a risiedere insieme alla moglie di Ponza (e figlia di Frola) dopo essere scampati a un terremoto che ha distrutto il loro paesino d’origine. Il motivo di tanta attenzione è riconducibile alla frequenza quotidiana con cui la signora Frola si reca a casa di suo genero senza entrare nell’appartamento, ma limitandosi a colloquiare con una figura femminile affacciata alla finestra. Al bizzarro di una siffatta situazione si unisce il grottesco, per la morbosa curiosità della gente. Tra i concittadini, il consigliere Agazzi è forse quello più deciso a fare chiarezza sulla vicenda, e spalleggiato da parenti e amici arriva perfino a sollecitare l’intervento del prefetto, che di Ponza è un diretto superiore. Ma non tutti la pensano allo stesso modo. Laudisi, cognato di Agazzi, biasima il clamore sollevato dalla vicenda, che a suo dire dovrebbe restare privata e, nella dimora divenuta a tutti gli effetti un tribunale improvvisato, invita tutti i presenti a riflettere sull’effettiva valenza di una verità che non potrà mai essere assoluta, poiché si rivela sempre diversa a seconda di chi la invoca.

E così sia la verità del signor Ponza, secondo il quale a esser pazza sarebbe la suocera, convinta di parlare con la figlia che in realtà sarebbe deceduta, mentre in casa vive con lui la seconda moglie, sia quella della signora Frola, che sarebbe stata costretta ad assecondare la follia del genero, da cui la moglie era stata allontanata per limitare le eccessive attenzioni del marito, il quale non aveva più riconosciuto la consorte costringendo i familiari a inscenare un nuovo matrimonio, sembrano entrambi plausibili. E la famosa frase finale – “Io sono colei che mi si crede” – pronunciata dalla donna (interpretata da Isabella Ragonese in un magnetico cameo finale) che afferma di essere nel contempo la seconda moglie del signor Ponza e la figlia della signora Frola, consacra definitivamente il dubbioso realismo che pervade l’intera vicenda. Nella quale lo spettatore è proiettato, anzi totalmente coinvolto grazie alla magia della realtà virtuale, che lo trasforma nell’anziano genitore di Laudisi, personaggio totalmente inventato nella trasposizione di Germano, costretto su una sedia a rotelle ma totalmente divertito dall’ansia di verità che tormenta le persone che sono con lui nella stanza.

L’artificio scenografico che trasporta lo spettatore a simulare di essere una presenza sia pur ancora passiva nella vicenda, contribuisce ad amplificare il suo dubbio, anche se sin da subito appare chiaro che lo sguardo sornione di Germano-Laudisi prefiguri un’intesa destinata a travalicare la gabbia investigativa nella quale si trovano coinvolti gli altri personaggi. E alla fine, nel gioco virtuale prevale la leggerezza, il che forse, pur non incidendo nella qualità recitativa di un cast eccellente, forse annacqua il pathos originale dell’opera pirandelliana trasformandola quasi in una fiction televisiva. E’ qui, probabilmente, il limite di una proposta artistica che tuttavia si segnala per l’audacia di una sperimentazione spalleggiata da artifici di sceneggiatura che si rivelano vincenti, su tutti l’incombenza dei social network e delle fake news destinate ad alterare quella realtà già di per sé precaria e compromessa. Una soluzione artistica che per Fondazione Teatro della Toscana, tra i soggetti che hanno prodotto l’iniziativa, vuole essere quella di sfruttare la tecnologia, come nel caso del VR, il cui contributo è stato fornito dalla società fiorentina Gold, per creare progetti specifici fruibili in maniera non sostitutiva al teatro. Ovvero, creazioni che nascono dal teatro e che al teatro ritornano. Nel complesso un’esperienza interessante, forse ancora migliorabile, come riportato anche dai commenti degli spettatori captati a fine rappresentazione. Però un’esperienza utile, che può aprire nuovi orizzonti al linguaggio recitativo e all’arte in generale.

Oltre lo Spazio – Mostra Multimediale Immersiva” è un progetto realizzato da GF Entertainment di Gianluigi Fabiano, nato grazie alla collaborazione di diverse associazioni del territorio cosentino: gruppo astrofili MenkAlinan, gruppo astrofili Giovan Battisti Amico (GBA), U.A.I divulgazione inclusiva, il progetto Cosmo della Rivoluzione delle Seppie, Moema Academy. L’evento è stato finanziato con “risorse PSC Piano di Sviluppo e Coesione 6.02.’2 erogate ad esito dell’avviso “Attività culturali 2022” della Regione Calabria – Dipartimento Istruzione formazione e pari opportunità – Settore cultura”, ed è stato realizzato in collaborazione con l’amministrazione comunale di Cosenza.

 

Così è (o mi pare)

  • Liberamente ispirato a “Così è (se vi pare)” di Luigi Pirandello –

Regia: Elio Germano

Direzione VR: Omar Rashid

Produzione: Gold, Teatro della Toscana, Infinito Produzione Teatrale

Cast: Elio Germano, Gaetano Bruno, Serena Barone, Michele Sinisi, Natalia Magni, Caterina Biasiol, Daniele Parisi, Maria Sole Mansutti, Gioia Salvatori, Marco Ripoldi, Fabrizio Careddu, Davide Grillo, Bruno Valente, Lisio Castiglia, Luisa Bosi, Ivo Romagnoli, Isabella Ragonese, Pippo Di Marca

Genere: Film in realtà virtuale

Anno: 2021

Prodotto da: Omar Rashid, Luca Fortino, Alessandro Mancini, Elio Germano, Pierfrancesco Pisani

Fotografia: Matteo Cocco

Post-produzione: Sasan Baha, Cosimo Lombardelli, Nazzareno Neri

Sound design: Gabriele Fasano, Luca Fortino

Scenografia: Federica Francolini

Costumi: Andrea Cavalletto, Eleonora Medolla

Effetti speciali: Cosimo Lombardelli

Trucco: Dalia Colli, Daniela Tartari

Grafica: Azzurra Giuntini

Di Luigi Caputo

Idealista e visionario, ama l'arte come la vita, con disincanto, sogno e poesia...