Nel 1986 Ivano Fossati scriveva ‘Una notte in Italia’, uno dei suoi tanti capolavori, raccontando con disincanto e tanta, tantissima poesia, il suo ‘qui e ora’ dalla prospettiva di un parcheggio in cima al mondo. Non c’era Internet, non c’erano i social, e sicuramente, in piena epoca yuppies, non si sentiva così forte la crisi economica. Scritta oggi, la sua canzone avrebbe forse un altro sapore, chissà. Certo, il titolo é intrigante, e ancor di più lo è l’esperimento di Gabriele Salvatores, che con ‘Italy in a day‘ si è fatto portavoce di un censimento emozionale: raccontare una giornata in Italia cercando di comporre in un lungometraggio un collage per frammenti composto dai contributi dell’italiano comune. L’iniziativa, che ha già precedenti (lo fece Kevin McDonald nel 2011 in un film prodotto da Ridley Scott) è stata lanciata lo scorso autunno in collaborazione con Rai Cinema, Indiana Production e Scott Free, ed è diventato un documentario presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia. La giornata presa in esame è quella del 26 ottobre 2013, vista attraverso 44.197 video ricevuti, pari a oltre 2200 ore, divenuti in fase di montaggio 632 video. Frammenti di vita che vedono coinvolte 627 persone, dalle età più disparate, per una volta attori protagonisti di un non-film che diventa tale grazie all’occhio attento di Salvatores.
Il regista milanese, alle prese in questi giorni con le riprese del suo nuovo film “Il ragazzo invisibile“, è riuscito a confezionare un prodotto ricco di spunti e di colore, un documento che mostra la fotografia del paese reale senza scadere nell’effetto-Blob, ovvero snaturare ciascuna comparsa rischiando di appiattire l’insieme. “Da Italy in a day ” – ha affermato Salvatores – “viene fuori una fotografia dell’Italia di oggi, nella sua quotidianità, che colpisce e che vorrei che qualche politico vedesse per rendersi conto di come siamo, come stiamo andando, cosa pensiamo”. Un documentario da cui emerge “ottimismo più che rabbia, quasi un senso di tenerezza, di dignità della vita, la voglia di avere un futuro e crederci”.
La colonna sonora, prodotta da Alba Bianca e Indiana Tunes, è composta da DeProducers, collettivo formato da Vittorio Cosma, Gianni Maroccolo, Riccardo Sinigallia e Max Casacci. Nel lungometraggio, che sarà proiettato il prossimo 23 settembre al cinema, e poi trasmesso su RaiTre in prima serata sabato 27, trovano posto testimonianze di chi sorride, di chi ha paura, di chi dichiara la propria fragilità e di chi grida la propria gioia. C’è la famiglia che fa colazione come se fosse in uno spot, la coppia gay costretta a sposarsi in Canada, chi accompagna i figli a scuola e chi è costretto a vivere da recluso perché testimone di giustizia. C’è chi dedica le proprie tenerezze a un animale, la coppia che passeggia mano nella mano, chi si abbraccia a letto, gli anziani che ballano al ritmo di 7/8 come in una canzone di Battiato e l’astronauta Luca Parmitano che passeggia nello spazio sognando il suo paese. Spezzoni di vita vissuta, che compongono un diario emotivo unico nel suo genere, che appassiona emozionando senza indugiare sul retorico, proprio sulla scia di quanto fece lo stesso Salvatores con “1960”, un documentario che omaggiava il suo anno di nascita. Unica pecca che ci sentiamo di rilevare, il titolo: perchè ‘Italy in a day’ e non ‘Un giorno in Italia’?