Al Teatro Morelli di Cosenza è andata in scena la nuova produzione di Scena Verticale scritta e diretta da Saverio La Ruina, coprotagonista insieme a Chadli Aloui
Il più terribile nemico dell’umanità è la paura. Quella sensazione subdola, mascherata da diffidenza, che incarna nell’essere umano quando matura in lui la convinzione della propria debolezza. Alla percezione dell’ineluttabile disagio, si erge come autodifesa l’esaltazione del proprio ego, che si tramuta, incontrollata e manifesta, in un attacco verso chi può rappresentare la diversità, per il colore della pelle, la lingua, i modi di essere. E, per citare “Khorakhanè” di Fabrizio De André e Ivano Fossati, quando “un uomo ti incontra e non si riconosce, ogni terra si accende e si arrende la pace”.
Siamo nei giorni successivi al terremoto dell’Aquila, nel 2009. In una tendopoli allestita nei luoghi del sisma, si ritrovano, come coinquilini forzati, due uomini. Mario, italiano e cristiano, e Saleh, arabo e musulmano. Il rapporto tra i due inizia sotto i peggiori auspici, complice la diffidenza che fa esplodere semplici malintesi in situazioni di conflitto, e dove la religione assume a discriminante negativa invece di fungere da collante conciliatorio. I dialoghi sono un continuo rintuzzarsi di “noi” e “voi”, che amplificano le differenze sociali in veri e propri muri, dove la comunicazione è fatta di sguardi corrucciati e di parole bellicose. I due uomini non sono più creature attraversate da storie personali di dolore e disadattamento che agiscono, soffrono e vivono sotto uno stesso cielo e condividendo il medesimo disagio, ma barriere che si dispongono l’una contro l’altra in nome di identità distinte e opposte, a prescindere, senza lo spiraglio di una conciliazione. Un incendio di logiche che hanno perso ogni cognizione, una tempesta di rifiuti contro ogni invito all’ascolto, fomentati da avvenimenti esterni utili solo a rinsaldare le reciproche posizioni. Finché, come uno scroscio d’acqua a spegnere il fuoco, come un arcobaleno a porre fine al fortunale, irrompono la ragione, il buonsenso, la purezza e la poesia, a ricordare a entrambi i personaggi la propria umanità.
“Mario e Saleh”, scritto e diretto da Saverio La Ruina, coprotagonista assieme a Chadli Aloui, è una storia comune, pienamente incastonata nei tempi aridi e violenti che stiamo vivendo. Lo spettacolo, che ha debuttato lo scorso ottobre al Romaeuropa Festival, è andato in scena a Cosenza, al teatro Morelli, nell’ambito di Focus Residenze, la nuova rassegna del More, il progetto di Scena Verticale, che dal 2013 porta nel capoluogo bruzio una selezione del meglio del teatro contemporaneo.
Una drammaturgia secca e diretta, quella portata in scena da La Ruina e Aloui. Un confronto serrato tra due mondi, accentuato dalle difficoltà logistiche della convivenza forzata e fatto di dialoghi semplici ma per questo immediati, nei quali ognuno può riconoscersi, e dove le differenze religiose sono il pretesto per un conflitto che si erge su fondamenta generate esclusivamente dalla paura. Una rappresentazione che fa riflettere sul reale senso di accoglienza che si percepisce nella società italiana di oggi e sui danni della sottocultura imperante, che fa leva sull’ignoranza e sulla superficialità per ergersi a fomentatrice di divisioni che aprono la strada all’incertezza di tempi futuri quantomai difficili. Siamo debitori verso La Ruina e Aloui: le paure iniziali dei loro personaggi sono le nostre paure, quelle dei nostri vicini e conoscenti, quelle di chi abita le nostre città.
In ultimo, una considerazione generale verso la stagione teatrale del More, che Scena Verticale, pur tra mille difficoltà, ha regalato ancora una volta alla città di Cosenza. Spettacoli tutti di spessore, che offrono alla comunità fortissimi stimoli culturali e che sono frutto di un lavoro certosino e ampiamente riconosciuto a livello nazionale, come testimoniano i due recentissimi Premi Ubu, a Settimio Pisano per l’organizzazione di “Primavera dei Teatri” e a Hubert Westkemper per i suoni de “Lo Psicopompo”. Un lavoro che però le istituzioni calabresi regionali continuano a trattare con superficialità, se si pensa ai tagli del 50% decisi dall’ente Regione e al fatto che “Lo Psicopompo”, spettacolo nato a Cosenza, sia passato come una meteora nell’alveo culturale bruzio, visto da pochissimi fortunati e scomparso appena dopo un giorno dal suo allestimento.
MARIO E SALEH
Scritto e diretto da Saverio La Ruina, con Saverio La Ruina e Chadli Aloui
Collaborazione alla regia Cecilia Foti
Musiche originali Gianfranco De Franco
Scene e costumi Mela Dell’Erba
Disegno luci Michele Ambrose
Audio e luci Mario Giordano
Organizzazione generale Settimio Pisano
Amministrazione Tiziana Covello
Promozione Rosy Chiaravalle
Produzione Scena Verticale, con il sostegno di MIBACT, Regione Calabria, in collaborazione con TMO – Teatro Mediterraneo Occupato di Palermo. Foto di Tommaso Le Pera.

Idealista e visionario, forse un pazzo, forse un poeta, ama l’arte come la vita, con disincanto, sogno e poesia…