NoteVerticali.it_Mario Desiati_Il mare di zuccheroI confini non hanno ragion d’essere, quando c’è un mare disposto ad accogliere e, forse, a benedire chi lo attraversa. Il mare che separa l’Albania dalla Puglia ha visto tante navi cariche di disperazione che affrontavano il viaggio (breve, certo, ma verso l’ignoto) nella speranza di trovare libertà e condizioni di vita onorevoli e dignitose. Nel 1991, a seguito del deteriorarsi della situazione politica a Tirana, è iniziato il grande flusso migratorio verso Bari. Era l’8 agosto, quando la nave Vlora, un’imbarcazione che trasportava zucchero, sbarcò a Bari, proveniente da Durazzo, con 27.000 migranti albanesi che chiedevano pane, dignità e vita. “Il mare di zucchero” di Mario Desiati, parte proprio da quell’evento per raccontare la storia di un’amicizia, quella tra due ragazzini, Ervin e Luca. Desiati è nato nel 1977 a Martinafranca, e rappresenta una delle voci più significative della letteratura italiana degli ultimi anni. Nei suoi romanzi c’è sempre la Puglia, e ne “Il mare di zucchero” la sua regione d’origine è vista come terra di accoglienza e libertà, come tutto il nostro Sud.


Abbiamo incontrato Mario Desiati a margine della presentazione del suo libro, edito da Mondadori: di seguito la nostra intervista.


Com’è nata l’idea del libro?

Un fatto storico che mi ha sempre coinvolto e volevo scriverne, la forma migliore era pensarlo e scriverlo per ragazzi.

Ervin e Luca, i due protagonisti del libro, sono giovanissimi. Che difficoltà ha riscontrato nell’affidarsi a un registro di scrittura declinato su personaggi più piccoli?
Non tante, ho la loro stessa età mentalmente, me lo dicono tutte le persone che mi conoscono quando litighiamo.

Da pugliese, come ha vissuto nel 1991 il primo grande sbarco di cittadini albanesi nella sua terra?
Grande coinvolgimento, sentivo che stava cambiando la mia vita, l’ho vissuta come Luca, come un’occasione.

Come giudicherebbe il livello di integrazione degli albanesi in Puglia oggi? Cos’è cambiato rispetto al 1991?
C’è molta più integrazione che con altre comunità, è una questione storica, l’emigrazione degli albanesi in Puglia sa di ricongiungimento.

NoteVerticali.it_Mario Desiati 3Ivano Fossati in “Mio fratello che guardi il mondo”, canzone scritta nel 1992, parla di disagio e di convivenza con la diversità. Una frase della canzone recita: “Se c’è una strada sotto il mare prima o poi ci troverà, se c’è una strada dentro il cuore degli altri prima o poi si traccerà…”. Crede che l’Italia sia un paese razzista?
Non credo alle generalizzazioni, esistono persone che lo sono e persone che non lo sono.

Ervin, uno dei giovani protagonisti del libro, ha una passione per il mare. Che rapporto ha lei con il mare?
Ogni giorno lo sogno e lo penso quando non sono nei suoi paraggi. Mi bagno anche in inverno.

Se pensiamo al mare, è inevitabile, in questi anni, il rimando agli sbarchi di clandestini e alle tragedie che avvengono purtroppo nel Mediterraneo. Cosa si può fare secondo lei per arginare questi fenomeni e dare dignità ai migranti?
È un problema dei politici e dei governanti.

NoteVerticali.it_Mario Desiati_2Nei suoi precedenti romanzi, da “Neppure quando è notte” a “Vita precaria e amore eterno”, da “Il paese delle spose infelici” a “Ternitti”, a “Il libro dell’amore proibito”, ha sempre affrontato la precarietà, con giovani io narranti accomunati tutti da un disagio esistenziale figlio di questi anni. Cosa ci regalerà il futuro secondo lei?
Una generazione più aperta e cosmopolita e una minoranza più chiusa e forse violenta.

Oltre alla prosa, la sua letteratura ha prodotto anche opere di poesia. Che spazio c’è per la poesia nella realtà di oggi?
In campo editoriale no. In campo civile, umano, la poesia salva sempre.

Il suo rapporto con la Puglia è forte e radicato. Da quando vive stabilmente a Roma, cosa le manca di più della sua regione?
Il mare.

Se “Mare di zucchero” fosse una canzone, sarebbe?
Ne parlo nel libro: “Gente di Mare” [cantata da Umberto Tozzi e Raf, 1987, NdR]

E se fosse un film?
Grido della Terra” di Duilio Colletti. Un grande film sull’esodo degli ebrei dopo la Shoah.

A cosa sta lavorando dopo “Mare di zucchero”? Può fornirci qualche anticipazione?
Sono passati 30 anni dalla tragedia dell’Heysel, vorrei raccontare come quella vicenda sia utile per capire alcune cose che col calcio non c’entrano niente.

Di Luigi Caputo

Idealista e visionario, ama l'arte come la vita, con disincanto, sogno e poesia...